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— Sì, credo di impazzire. Nania, senti, tu sei piccola, ma sei più maligna di me. Tuttavia non continuerai a ridere di me, no, non continuerai. Tu mi hai preso per un ragazzo, ma non lo sono, no. Sono soltanto un povero disgraziato, ma tu non dovevi riderti di me, perchè io sono buono a farti pagar caro questo gioco, Nanì, lo senti, Nanì?

Nania lo guardava stupita, e non trovò che rispondere alla sua sfuriata.

— Non rispondi? gridò Jorgi.

— Parla piano... — disse la ragazza, balzando su, tendendo le orecchie — Se mio padre ci sente...

— E cosa me ne importa? Tanto non ho più nulla da vedere con te...

— Ma cosa hai, cosa ti hanno raccontato? — domandò lei con disperazione.

— Nulla, non mi hanno raccontato nulla, ho veduto io, con questi occhi, ho veduto ieri notte.

Eh, perchè avete lasciato la finestra aperta, bella mia? Ma questa mattina se l’ha veduta tra il naso e le labbra ad esser massacrato il tuo bel signore.

Non l’ho fatto perchè mi è venuta una pazza idea. L’ho visto a sorridere e mi è sembrato che ti rassomigliasse, e ho pensato, guarda che matto, ho pensato: chissà che sia suo padre... Ora mi accorgo ch’era una pazzia. Che tuo padre! Tuo padre è zio Gavinu, il diavolo lo pigli e tu sei...