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— Siedi disse, costringendola a sedersi sopra una pietra — chè parliamo.

— Non mi fermo, non mi fermo... — disse lei, tremando — Il babbo...

— Tuo padre è lontano e nessuno ci vedrà. E anche se ci vedono che male c’è?... Non possiamo esser amici, conoscenti?...

— Dio mio, Dio mio, non posso...

In realtà Nania sentiva un grandissimo piacere all’idea di starsene per un buon pezzo seduta presso Jorgi e benchè provasse una grande paura non si muoveva.

— Cosa hai oggi? — gli chiese tremando — cosa hai? Sei forse stizzito perchè ieri non son venuta? Sai c’era l’impresario, c’era l’ingegnere e ho dovuto lavorare tanto. Non c’è nessuno nella cantoniera.

Tacque, con gli occhi perduti in un pensiero triste e doloroso e Jorgi, vedendola impallidire ancora di più, senza dubbio al ricordo dell’ingegnere, fremette e si allontanò un poco.

Egli spiava sempre il volto della fanciulla e un gran buio si faceva nell’anima sua. Non c’era dubbio, no. Nania lo tradiva, e l’ingegnere era il suo amante.

— Cos’hai, cos’hai? — ripetè essa.

— Cosa ho? — gridò Jorgi, agitando le braccia come un pazzo — tu lo sai meglio di me cosa ho...

— Io non so nulla! Diventi matto?