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viamento ai suoi peccati, dinanzi alla misericordia di Dio.

«— Questo è il mio testamento, mi disse porgendomi una carta, conservatela e alla vostra morte consegnatela al vostro successore, perchè faccia altrettanto. Così dunque fino alla terza generazione di Rosannedda. Allora colui che avrà questa carta la consegni, pochi giorni prima della data indicatavi, al pronipote della fanciulla, ed egli vedrà il da farsi. Lo avverta però di recarsi il giorno preciso, perchè se tarderà un’ora sola tutto sarà invano...

«Pregai la dama di spiegarmi questa frase, ma essa non volle dirmi nulla a proposito, epperò quel giorno, Dio mi perdoni, credetti anch’io che essa avesse qualche relazione col mondo soprannaturale, perchè quando le chiesi: E se Rosannedda muore senza erede? mi rispose:

«— No! si mariterà ed avrà una figlia che anch’essa piglierà marito dal quale avrà numerosa famiglia. Il figlio maggiore, in ultimo, avrà un figliuolo nei cui nomi ci sarà uno dei nomi miei. Questo è il destinato...

«— E se, — domandai, — qualche altro cerca impossessarsi del tesoro?...

«Invano! Solo colui che voglio io lo troverà, purchè anch’esso arrivi in tempo.

«Donna Maria Croce non mi disse altro; mi consegnò la carta e da quel momento sino all’ora della morte non fece che pregare. Morì

Deledda, Racconti Sardi 7