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E vidi a li occhi miei
Esser nate da lei
Quattro Regine figlie,
E strane maraviglie
Vidi di ciascheduna;
Ch’or mi parea tutt’una,
Or mi parean divise,
E ’n quattro parti mise:
Sì, ch’ogn’uno per sene
Tenea sue proprie mene;
Et avea suo legnaggio,
Suo corso, e suo viaggio,
E ’n sua propria magione
Tenea corte, e ragione:
Ma non già di paraggio,
Che l’uno è troppo maggio;
E poi di grado, e ’n grado
XIV.
Et i’, ch’avea volere
Di più certo savere
La natura del fatto,
Mi mossi sanza patto
Di domandar fidanza:
E trassemi a l’avanza
De la corte maggiore,
Che v’è scritto ’l tenore
D’una cotal sentenza:
Quì dimora Prudenza;
Cui la gente ’n volgare
Suole senno chiamare.