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E la forza d’apprendere
Quello, che puote intendere.
In mezzo è la ragione,
E la discrezïone,
Che scerne bene, e male,
E lo terno, e l’iguale.
Di retro sta con gloria
La valente memoria,
Che ricorda, e ritiene
Quello, che ’n essa viene.
Così, se tu ripensi,
Son fatti i cinque sensi;
Li qua’ ti voglio dire:
Lo vedere, e l’odire,
L’odorare, e ’l gustare,
E appresso lo toccare.
Questi hanno per offizio,
Che l’olfato, e lo vizio,
Li fatti, e le favelle
Riportano alle celle,
Ch’io v’aggio nominate,
IX.
Ancor son quattro umori
Di diversi colori,
Che per la lor cagione
Fanno la complèssione
D’ogne cosa formare,
E sovente mutare:
Sì come l’uomo avanza
Le altre ’n sua possanza.