Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
308 |
Sturbano lo amare,
Quel che ve’no, ch’amar’è,
E usal molta gente,
E gente ch’han tormenti;
Però ch’ha più ch’amare
Chi amato più ch’amar’è,
Fort’è dispïacente.
Dunqua, Signor, vo’ spiaccia
Veder qual lui s’allaccia,
Perchè ha ’n tutto fallito
E è così agiecchito, ch’è seguitore;
Non fidi ben suo core
Fin ch’arà tal pensamento.
Molti ha pensier giojosi:
Chi serve a chi ha partito
Ciò che a suo ha partito,
Mai non ha perdenza.
Ma perdono dogliosi
Quei, ch’han dal lor partito
Ogn’han fine partito
E son presi a fallenza;
E son certi per fallo,
Che ciascun fora stallo,
Se ’l commetteno in loco
Che ’l lor sollazzo e ’l gioco
Più non porria durare,
Poi m’ha ’n balìa deggial distornare.
II.
Ben è ragion, che la troppo orgoglianza
Non aggia lungo tempo gran fermessa,
Anzi convien, che torni a umilianza,
E pata pene di stare con essa.