E tal suo mandamento
Movea ’l firmamento;
E talor si spandea,
Sì, che ’l mondo parea
Tutto ne le sue braccia.
Or le ride la faccia,
Un’ora cruccia, e duole,
Poi torna come suole.
Et io ponendo mente
A l’alto convenente,
Et a la gran potenza
Ch’avea, e la licenza;
Usci’ di reo pensiero,
Ch’i’ aveva ’n primiero.
Et éi proponimento
Di fare un ardimento,
Per gire in sua presenza
Con degna reverenza:
In guisa, che vedere
La potessi, e savere
Certanza di suo stato:
E poi ch’io l’éi pensato,
N’andai davanti a lei,
E dirizzai gli occhi miei
A mirar suo cor saggio;
E tanto vi diraggio,
Che troppo par gran festa
Il capel de la testa;
Sì, ch’io credea, che ’l crine
Fusse d’un oro fine
Partito sanza trezze;
E l’altre sue bellezze,
Ch’al volto son congionte
Sotto la bianca fronte.