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E vizio monta a fretta,
Perchè sempre si getta
Avante uom, che ben regge ragïone.


lettera vi.

a n. n.


Non è da dir Gioanne a tal, che nuoce,
N’ è da appellar Legista uom senza legge:
Nè verace, chi legge,
E ascolta ragione, e torto apprende:
Nè Giudice, chi approva ingiustizia,
E reprova diritto, ed equitate;
Nè Avvocato, che nega
Ciò, che più per lui face, e allega
Con menzogna, e ostende propio quello,
Onde ’l danna vertate.
Non sai, ch’è legge? Che pur legge è luce,
Che tenebre d’errore, e torto isfaccia,
E dirittura affaccia.
E tu, che figlio sei di legge, come
Disfai ciò, ch’essa face?
Torto è certo, ch’hai, facce intrare
Ove giustizia di giudicio favella,
E con che, traito lei, essa t’appella.
Or te scusa, uomo, se non troppo hai
Di che scusar carizia;
Che se per ignoranza hai lei peccato,
Mal tanto ha’ti mostrato,
E se ti mosse odio, o amor, non sai
Come vietato l’hai.
Dogliomi, che non hai
Altrui, ma te piagato,