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E tenuto nojoso, e dispiacente:
il mio conoscer perdut’ aggio (lasso)
Ed amo solo lei, che m’odia a morte:
Dolor, più ch’altro forte,
E tormento crudele, ed angoscioso,
E spiacer si nojoso,
Che par mi sfaccia lo corpo, e lo core,
Sento sì, che ’l tenore
Propio non porria dir; però ne lasso.
Amor, perchè sei tanto,
In ver di me crudele;
Poi son sì a te fedele,
Ch’io non faccio altro mai, che ’l tuo piacere?
E con pietoso pianto,
Ed umile mercede,
Ti sono stato al piede,
Ben è ’l quinto anno, a pietà cherere,
E sempre dimostrando il dolor meo:
Che (sì crudele è la mercede umana)
Fiera non è sì strana,
Che non fosse venuta pïetosa:
E tu pur d’orgogliosa
Manera sei ver me cotanto stato;
Ond’ io son disperato,
E dico mal, poi ben valer non veo.
Orgoglio, e villanìa
Varria più forse in te,
Che pietanza, e mercè:
Perchè di ciò vogl’io omai far saggio:
Ch’io veggio spesse via
Per orgoglio attutare
Ciò, che mercè chiamare
Non averìa di far mai signoraggio:
Però crudele, villano, e nemico