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Che di voi nasce ciò, ch’è bel fra nui;
Onde simiglia altrui
Mirabil cosa a buon conoscitore.
Qual dunque de’ esser io;
Poichè tal Donna intende il mio prieghero,
E mertal volentiero
A cento doppi sempre ’l mio servire?
Certo miracol, ch’io
Non morto son di gioja, e di dolzore;
Poi, come per dolore,
Può l’uom per gioja morte sofferire.
Ma che? lo mio gioire
È stato per schernire,
Pur sommettendo tutta mia possanza,
Quale mi credo, che maggior mi sia;
Che di troppa carstìa
Guarisce uom per se stesso consumare:
E cose molto amare
Guariscen, che le dolci ancideriéno:
Di troppo ben mal freno,
E di mal troppo spesso è beninanza.
Tantosto, Donna mia,
Com’io vo’ vidi, fui d’amor sorpriso:
Che già mai lo mio avviso
Altra cosa, che voi, non divisone:
Simile è buon, ch’io sia
A voi fidel, com’ io non trovo cosa,
Che m’ sia tanto giojosa,
Che l’alma, e lo saver di voi canzone:
Che tutto a voi mi done,
Di cui più, che mio sone:
Mio non son già, che per vostro piacere
Volentier mi sfarei, per far di mene
Cosa, stesse a voi bene;