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XXXV.
SONETTO DOPPIO.
O benigna, o dolce, o prezïosa,
O del tutt’amorosa,
Madre del mio Signore, e Donna mia;
O rifugio a chi chiama, o sperar osa
L’alma mia bisognosa:
Se tu, mia miglior madre, haila in obblìa.
Chi, se non tu, misericordïosa:
Chi saggia, o poderosa,
O degna ’n farmi amore, e cortesìa.
Mercè dunque, non più mercè sia ascosa,
Nè appaja in parva cosa,
Che grave in abbondanza è carestia.
Nè sanaria la mia gran piaga fera
Medicina leggera;
Ma se tutta sì fera, e brutta pare,
Sdegneraila sanare?
Chi gran mastro, che non gran piaga chera?
Se non misera fosse, ove mostrare
Si porrìa, nè laudare
La pïetà tua tanta, e sì vera.
Convien dunque miséra?
Madonna, a te, miserando, orrare.