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Tira e pò mulà — Stiracchiare e poi cedere — Si ha da procurar di guadagnare il più che si può, ma non si deve mai tralasciar di vendere quando si guadagna; bisogna vivere e lasciar vivere. Franco Sacchetti, nella XVI novella, narra che «a Siena fu già un ricco cittadino, il quale venendo a morte, ed avendo un figliuolo gli fece tre comandamenti, il secondo de’ quali è che quando egli avesse comprato una mercanzia, o altra cosa, ed egli ne potesse guadagnare, che egli pigliasse quel guadagno, e lasciasse guadagnare ad un altro.»
Vilàn crida, vilàn paga — Vuol significare che lo scortese, il villano che sempre si lamenta del prezzo di robe o servigi, finisce col pagar più degli altri.
COSCIENZA, CASTIGO DEI FALLI.
A l’è régola cativa che l’om speci ’l perdù no temi ’l laz;
Perchè, chi andès via semper coi mülzini,
Rüini nassiràf e pò rüini.
Così il nostro Assonica tradusse i seguenti versi della Gerusalemme liberata:
. . . . Non è la disciplina intera,
Ov’uom perdono e non castigo aspetti,
Cade ogni regno, e ruinosa è senza
La base del timor ogni clemenza.
Questi versi dovrebbero essere oggidì più che mai ripetuti, parendomi che ci sia troppa tendenza a cercar ragioni, e cavilli, per scemare la responsabilità delle azioni malvage.
Chi a fać ol mal, faghe a’ la penitensa — Chi ha fatto il male, faccia anche la penitenza;
Chi romp, paga — e in modo basso:
Chi la fa, la maja — Chi la fa, la mangia — Chi imbratta, spazzi (Tosc.).