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È inoltre popolata d’uomini ingegnosi, temperati, civili; la popolazione in Toscana è generalmente onesta, non è faziosa; si viene rapidamente correggendo di que’ difetti che forse ebbe in passato: e quando vi si sia generalizzato l’uso della vita politica, a Firenze il Governo potrebbe trovare quel salubre e sicuro ambiente che dicemmo esser per lui la più importante delle condizioni.

Ma un’altra ragione si adduce in favore di Roma. Scegliendola a sede del Governo, dicono, tutte l’altre città si inchineranno, nessuna oserà mettersi avanti, e sarà tolto di mezzo questo pomo di discordia.

Io non credo punto a quest’ossequio generale; ma credo, ed anzi vedo ripetersi un fatto frequentissimo in ogni rivoluzione: il partito di chi più grida e più si dimena, benchè in minorità, riesce sempre per qualche tempo a metter in soggezione quelli che gridano e s’agitano meno. L’importante è di trovare que’ sonori vocaboli che colpiscono le moltitudini, di gridarli per le piazze e pei giornali, è di chiamar Codino chi ne mettesse in dubbio il valore.

Tutta questa fantasmagoria svanisce presto, come accadde al Milione di Fucili, ed al Milione di Soldati, ma poco importa quando sia ottenuta l’agitazione nel senso che si voleva. Chi n’è professore, sa benissimo che una certa specie di mondo s’agita non colle idee sane, ma colle fantastiche.

Chi scambiasse il silenzio momentaneo coll’ossequio, potrebbe cadere in gravi errori. L’Italia ha sempre subíta la fatalità d’esser poco studiata, e mi pare che questa fatalità ancora non cessi. Chi la conosce, e conosce in fondo i sentimenti delle popolazioni, sa che fra Napoli e