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da sè. In ciò sta, in conclusione, tutto il sistema rappresentativo al quale i popoli s’avviano: e se mi si permette una formola volgare, dirò che la differenza dai sistemi assoluti (assolutismo di trono o di piazza è lo stesso) ai sistemi rappresentativi consiste in ciò solo, che quelli lavorano sulla pelle altrui, e questi lavoreranno sulla propria. La mano è sempre più leggera.
Ma se a parer mio si va verso il bene, non ci siamo però arrivati.
Non mai tante questioni nè così gravi e complicate si presentarono come ora in una volta, reclamando ognuna soluzione immediata. Più che mai bisogna star in cervello e levar le redini di mano ai bambini ed ai decrepiti. Gli uomini di buona volontà parlino franco ed aperto. Dal complesso delle loro parole scaturirà il vero; e la sua luce caccierà illusioni, e fantasmi. Questa è l’idea che mi pose in mano la penna, coll’animo di dire il vero, per quanto lo vedo e l’intendo, passando in rivista gli affari e le questioni più urgenti.
II.
Paragonare lo Stato ad una nave non è immagine molto nuova; ma quel che è abbastanza nuovo è il trovarsi sulla coperta di questa nave e sentire comandare la manovra da chi non è il comandante: è abbastanza nuovo il trovarsi al 20 di gennaio, e sapere che a giorno fisso al 1mo Marzo, è dato appuntamento da chi non è nè il Re nè il suo Governo, per radunare un esercito e partir per la guerra. Radunarlo dove? come? coi denari di chi? con qual bandiera? — Ufficialmente nessuno lo sa!