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quasi liberata, che senz’essa non si finirà mai di liberare; ha un bell’armeggiare, affannarsi, farsi grossa per parere un pendant di Vittorio Emanuele e del suo Governo — tutto inutile!

Il mondo, come ogni Italiano, sanno benissimo che se il Re non manteneva lo Statuto dopo Novara; se il conte Cavour non spediva l’esercito in Crimea e non andava al congresso ed a Plombiers; se Napoleone non calava in Italia con 150 mila uomini, e via via sino al giorno in cui, se i bersaglieri ed artiglieri non l’impedivano, Capua diveniva campo di nuove delizie più saporite di quelle di Annibale; nessuno ignora, dico io, che se tutto questo non accadeva, non so che cosa sarebbe stato dell’Italia: ma al punto, al quale è oggi, non c’era arrivata di certo!

In una parola, oramai sono diventati vecchiumi tanto la Curia Romana come la Curia dell’Idea. In Italia come fuor d’Italia non si vuole nè assolutismi di Papi, nè di Re, nè di Tribuni; non si vuole arricchire nè Preti, nè Ciamberlani, nè berretti rossi. Questa lanterna magica la vede da 70 anni l’Europa; conosce le maschere di tutti i colori, le son costate sangue e miliardi, ed ora non ne vuol più. I suoi sudori, il suo patrimonio se li vuol goder lei, e non lasciarsi mangiar viva da speculatori politici, come si lascia pelare uno spensierato da’ fattori o da’ segretari.

Io dunque non vedo l’avvenire in nero. Lo dichiaro incominciando queste pagine. Io credo che in Europa malgrado le minacciose apparenze, sta per prevalere il giudizio. Credo che ci accostiamo ad un’epoca nella quale gli affari del mondo presi nel tutt’insieme anderanno meno male di prima, perchè il mondo li vedrà e li farà