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anzi pare che ne persuada del contrario. Perocchè raccontando della morte del zio dice, che i servi trovarono il corpo di lui al giorno terzo della sua morte illaesum, opertumque ut fuerat indutus: Ubi dies redditus, is ab eo quem novissime viderat tertius, corpus inventum est integrum, illaesum, opertumque ut fuerat indutus: habitus corporis quiescenti quam defuncto similior (ep. 16); lo che ben s’intende, non essendo in quella spiaggia caduta che poca cenere, quando sopra Pompei tanto più vicina al luogo della esplosione appena cinque palmi ne veggiamo.
Or supposta una procella diluviosa, egli è indubitato, che tanta quantità di pomici disgregate e leggiere, trasportata giù dai luoghi in pendio, avrebbe dovuto tutto involgere e coprire il corpo di Plinio, e forse anche trasportarlo, e almeno scomporlo, quando invece fu trovato integrum, illaesum, opertumque ed habitu corporis quiescenti similior.
Parmi quindi che quei primi giorni passassero senza pioggia; così ebbe agio l’incendio di carbonizzare il legno ove si era appreso, e sopravvenendo la pioggia, sarebbesi per fermo in alcun luogo spento, onde ora dovrebbe essere facile il trovare indizii di tal genere. Per lo contrario, dovunque si va cavando, di sotto al lapillo e fin sopra il pavimento nelle parti più basse della città appare carbone.
Che la più parte dei tetti e delle impalcature fossero comprese dall’incendio lo dimostrano i segni quasi generali del fuoco. Rari di fatti sono quei tetti che si trovino tuttavia al loro posto: ma perchè vi
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