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ove il popolo soleva trovarsi e passeggiando discorrere degli affari politici, e brigare e conferire sulle elezioni dei Magistrali (Plut. in Pyrrho, Müller, Dor. II, pag. 398 seg., Lorentz, de Civit. Tarentin. pag. 44, 4): non sarebbe strana cosa che i Pompeiani trasportando in latino il greco Περίπατος avessero propriamente detto Ambulatio luoghi somiglianti di riunione politica, che anzi il broglio medesimo, ossia le particolari assemblee, ove si formavano i partiti pei candidati. Lo che se si ammette, le due quistioni de ambulatione, e de suffragiis, si corrisponderanno assai bene, risultando che i dissensi tra i vecchi e i novelli abitatori di Pompei erano intorno ai brogli, ed ai voti di quelli, perchè senza dubbio cercavano i coloni di prevalere.

Applicando ora questa interpretazione della voce Ambulatio, così ben difesa dall’analogia del senso, e dalla ragionevolezza del costume, a quella parte di Pompei finora disotterrata parrà evidente, che in luogo di portici, e di pubblici edifizii, le ambulazionì venivano pratticate sulle maggiori strade. Qui veniva il Colono, ed il Pompeiano, qui maneggiava il candidato, qui il capo di partito per disporre in favore del tale o tal altro gli animi degli elettori. A tal uopo, e secondo la ragione dei tempi, gli aderenti proccuravano insinuare l’opinion loro, e i desiderii, scrivendo sulle pareti i nomi di coloro che essi cercavano alle magistrature. Queste dimostrazioni a cui prendon parte anche le donne, e coloro che non hanno verun dritto di votare, sono sì antiche in Pom-