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nio Rufo dicesi Augusti Sacerdos (Mom. I. N. 2231), e non molto dopo anche Flamen Augusti nella epigrafe scolpita su di un gradino del teatro pompeiano più grande (I. N. 2232) nel suo quinto duumvirato, che fu quinquennale.
Fuori delle conferme, che ne vengono all’uso gladiatorio di quest’edifizio dalle molte epigrafi di tal genere, il programma di Nigidio Maio ci regala una novità di culto, la Dea Amentia, alla quale egli dedicò un’ara, sollennizzandone cogli spettacoli gladiatorii il giorno. Il poveruomo dovette persuadersi, appena guarito da un tal male, che questa divozione gli avrebbe tenuto lontano da sua casa quella trista diavolessa, δαίμονα ταύτην χαλεπὴν τοῖς ἔχουσι, come Luciano lasciò scritto (De Parasito 2). E sia lodato Iddio, ed il Signor nostro Gesù Cristo, che da così solenni pazzie d’idolatrici culti ci ha liberati, e teniamoci fermi alla pietra angolare, alla vera Chiesa base e fondamento di Verità: il negarle ubbidienza scelus est Idololatriae! — Terzo programma.
- cN ALLEI. NIGIDI •
- M.QVINQ GL PAR XX •ET•EOR•SVP
- VENERIT . MAIO QVINQ FELICI
P • PVGN • POMPEIS • VIII • VII • VI • K • DIC
TER PAR III
Questo insigne programma è stato trascritto da me da una parete a destra della via, che va verso la porta