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quartiere dei soldati; onde questa camera fu giudicata essere il Corpo di guardia; indi il 7 marzo i due intonachi furon staccali dalle pareti, e messi nella collezione reale (v. Tav. VIII, n. 1, 2).
Codeste pitture sono inedite tuttavia, nè deve far maraviglia, se eran tenute trofei d’armi militari, soggetto così ripetuto sui monumenti dell’antichità. Egli è poi certo, che riconosciuti quel che sono, un singolare ed unico monumento delle armi diverse, adoperate negli spettacoli gladiatorii, non avrebber dimorato sì lungamente ignoti, ed inosservati. Ma questa scoperta non poteva esser fatta così sola, senza che si fosse passato immediatamente a riconoscere nelle armi di bronzo scavate in questo edifizio, armi del ludo gladiatorio, e nell’edifizio medesimo, non più un foro, un portico di teatro, un quartiere di soldati, ma un ludus gladiatorius, la qual cosa fu per me disputata, e conchiusa in un articolo precedente. Ora medesimo, e dopo che si è provato qual fosse quell’arma dei reziarii detta galerus, e se ne è prodotta la forma, recherà non mediocre diletto il trovarne una nuova ed efficace conferma, apparendo anche in questi trofei congiunto al tridente ed al pugnale il galerus, e ad altre armi evidentemente gladiatorie.
Fra queste io tolgo ad illustrare una nuova maniera di curvo pugnale con che i Treci entravano a combattere, che negli scarsissimi monumenti di tal sorta gladiatori non si era notato sin ora. La falce, od ensis falcatus sul monumento di Prisco (Maffei Mus. Ver. 444, 2), e di Antonio Exoco (Grut. 335,