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dio. Codesti simboli si veggono scolpiti sul più piccolo di tutti, certamente dono preparato al santuario di qualche nume, forse Nettuno, al quale era divota cotal sorta di gladiatori, perchè secondo Isidoro, Neptuno pugnabat. Inoltre sul prezioso monumentino è figurata una palma, ed una corona, premii ambedue soliti dispensarsi ai gladiatori1, dippiù avvi una tavoletta sospesa dalla catenuzza medesima, che regge lo scudetto, sopra la quale ripetesi la medesima palma e la corona, e si aggiugne lo scritto RET SECVNDI. Questa epigrafe, che ora è facilissimo ed ovvio di spiegare RETiarii SECVNDI, cioè di Secondo Reziario, aveva già una volta cagionata la spaventevole evocazione di tre maligni cacodemoni Rezio, Reticio, e Retinacio, che sarebbero stati nomi gentili del votante. Fu quest’arma tenuta così propria del gladiatore Reziario, che tal figura trovo aver data gli antichi alla stele sepolcrale medesima di un Generoso Reziario, dove siccome nella nostra armatura pompeiana appaiono scolpiti dai due lati il tridente, ed il pugnale. Gioverà riportarla qui a piacevole confronto (Maffei Mus. Ver. p. CXXV. 4), e perchè i contorni del lembo vi sono figurati ad angolo retto, appunto come su i graffiti, nel che discordano dal bronzo borgiano, e dalla pittura dell’anfiteatro.


  1. Lipsio non parla se non di palma, però la corona lo era al pari, onde Tertulliano (adv. Gnost.), Quantum illi et cruores et vibices negotiantur, intendis; coronas scilicet, et gloriam etc. e trai monumenti graffiti parecchi esempii ne ho raccolto. Di palme e corone ci parla inoltre una gruteriana (Grut. CXXXV, 4).