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scoliaste, huiusmodi aliquid quo citius sparsum funem vel iactatum retium colligat (pag. 302, Iahn), intese per la spira da Ottavio Ferrari (Elect. 11, 16), ed ammesse nello stesso senso ora dal Iahn (L. c.), non dichiarano che cosa fosse la spira, ma solo dicono che serviva a raccogliere più presto sparsum funem et iactatum retium. Sembra quindi che fosse una tal sorta di amentum (ἀγκύλη), che i reziarii portavano accanto al galero fermo, e pendente da un capo. Onde si spiegherebbe facilmente perchè il poeta unisca insieme spira e galero, e perchè dica, che la spira balzi, si agiti, si scota, iactetur. Dovea quindi servire ad attaccarvi la fune della rete, e così s’intende ancora come giovasse a raccogliere sparsum funem et iactatum retium. Questa spira io ravviserei nella correggia che si parte dalla spalla sinistra del gladiatore al n. 12 della tav. VII, e gli passa attraverso del petto congiungendosi di poi alla fune della rete, che egli sostiene nella destra. Il reziario nell’atto di lanciar la rete doveva avvolgersela intorno al braccio, e cotal maniera di servirsi di questa correggia le potè giustamente far dare il nome di spira. Il reziario Gracco postquam vibrata pendentia retia dextra nequicquam effudit, fugge per lo spazzo dell’arena, ed in quella fuga gli balza la spira pendente dall’omero.
Dato con questi ragguagli la propria significazione anche alla spira dei reziarii resta che entri a disputare i simboli dei tre galeri Pompeiani. E già la via è preparata alla interpretazione, dopocchè gli ho vendicati ai reziari, le armi dei quali erano la fiocina ed il gla-