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sarebbe opinato. Certo il giornale di questi scavi ne trascrive parecchi, anzi è il primo a copiare graffiti, e ce ne dà fino dal 1765, e quando non può riuscirvi, ingenuamente se ne scusa. Ora che non mancherebbe forse a qualcuno l’animo di vincere questa difficoltà, gl’intonachi son periti, e convien stare a quelle poche notizie, che dal giornale ne vengono communicate.
Passando dalle leggende gladiatorie dipinte alle graffite, egli è evidente che moltissime ne sono perite, se può trarsene giusto argomento dai graffiti, che tuttora si conservano in uno dei corridoi di questa fabbrica. La relazione degli scavi ne avverte, che un altro corridoio era pur tutto scritto, ma ora l’intonaco dalle pareti di esso è caduto. Rimangono ancora molte nel primo, in due delle quali son nominati i Curatores, in tre altre leggonsi liste di gladiatori con allato a ciascun nome il numero delle pugne. Esse, come innumerevoli altre, sono tuttavia o ignote, o mal trascritte; e però assai utilmente al proposito, ed allo scopo del presente bullettino credo sarà di pubblicare, o rettificare le più importanti, lo che per non estender di troppo quest’articolo diretto a stabilire il Ludus gladiatorius di Pompei, riservo ad altra trattazione.
Dell’arma gladiatoria detta Galerus.
Tra le armi scoperte nella escavazione dell’edifizio, che in altro articolo ho dichiarato Convitto di Gla-