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tavia l’erronea denominazione di Quartiere dei Soldati.

Del ludus gladiatorius ha parlato da suo pari Giusto Lipsio (Saturn. I, 1), notando segnatamente l’angustia e lo squallore delle celle con alcuni luoghi di Quintiliano, che lo insegnano. Corrisponde di fatti la turpior custodia ed il sordidus cellarum situs, cuius ad comparationem ergastulum leve est, alla strettezza delle stanze del pompeiano ludo. Piacerà quindi di riconoscere ove si preparasse la famosa sagina gladiatoria, in quale spazzo erano istruiti dal maestro di scherma (lanista, doctor, magister), cose tutte che hanno ora il primo riscontro dopo questa notevole scoperta, per la quale formam gladiatorii ludi consideramus!

Quella stanza più larga delle altre, ed affatto aperta verso il cortile aveva quattro dipinti, che scoperti il 14 Febraio 1767 furono fatti disegnare dal Morghen, e poscia il 7 Marzo staccati e collocati nel Museo: due di essi sono trofei d’armi gladiatorie preziosissimi per la grandezza al naturale, e perchè ci fanno conoscere alcune speciali forme di tali armature, delle quali darò in seguito una illustrazione. Facile è ora l’intendere l’uso dei ceppi capaci di dieci persone, e i quattro scheletri essere stati di altrettanti gladiatori, tenuti in quel gastigo. Le molte iscrizioni sì dentro che fuori di questo edifizio, e le armi graffite sulle pareti e sulle colonne erano quasi tutte gladiatorie. Non era in quei tempi molta perizia di copiare le leggende parietarie di Pompei, ma se ne tenne nondimeno più conto di quello, che non si