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dotto suo lavoro dal ch. sig. Henzen (Musaico Borghesiano), e le pitture gladiatorie dell’anfiteatro di Pompei, e gli stucchi del Sepolcro di Umbricio Scauro (Mazois I, tav. 31, IV. tav. 47, 48. cf. gli Ercolanesi T. VIII. Lucerne tav. 7.) a’ quali posso aggiugnere sin da ora un bassorilievo di molta istruzione, che mi son fatto disegnare in Venafro, sul quale il gladiatore Blastus ha visiera, e gambale doppio. Laonde da tanto ragionevole confronto risulterà, che le armi trovate nell’edifizio pompeiano detto con niun fondamento quartiere di Soldati, siano veramente gladiatorie; quindi se ne possono dedurre due conseguenze, che io credo di grande rilevanza per la scienza, e più segnatamente per noi ai quali è quasi affidata Pompei, e la illustrazione delle cose ivi scoperte.

La prima è, che il nostro museo possiede una collezione rarissima, anzi unica di armi gladiatorie di bronzo, degna di essere separata dalle greche e romane panoplie, colle quali veggonsi per l’antico errore miste e confuse.

Ma la seconda anche più notevole, che l’Edifizio ove furono scoperte queste armi in tanto numero, e distribuite per tutte le stanze intorno, d’ora innanzi debba dirsi appartenuto ai gladiatori, ossia un LVDVS GLADIATORIVS. Questo medesimo vero alcuni avevano pur sospettato (v. Bechi, Museo Borb. vol. V, XI, De Cesare, le più belle ruine di Pompei, p. 79), senza efficacia però di persuaderlo, e di farlo comunemente accettare, onde è perdurato, e perdura tut-