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nates habebant etc. (Dissert. Isagog. p. 81). Facendoci alla disamina delle ragioni, che poterono determinare questi autori a definizioni sì differenti, stupiremo a riconoscere, come un molino a grano ed un altro ad olio quivi rinvenuti potessero parere argomento sufficiente a creder questa una piazza o Foro nundinario; e come a ravvisarvi un portico dei Teatri bastasse ad altri il vedere, che la maggior porta di uno d’essi gli corrispondeva (Fr. De Cesare, Le più belle ruine di Pompei descritte misurate e disegnate, Napoli, 1835 p. 78). Miglior fondamento par si avessero quelli, l’opinione dei quali è poi prevalsa, i quali lo dissero quartiere di soldati: perocchè nelle stanze che corrono intorno al portico si erano finalmente trovati non meno di diciannove elmi di bronzo, di sedici gambali, e poi tre scudi, un parazonio, una grossa punta di lancia, tre baltei, e due braccialetti. Che se ancor essi debbono aver torto, come dimostrerò, pure questo non risulta da altro, se non perchè non considerarono la natura di quelle armi, donde ne avrebbero facilmente conosciuta la diversa destinazione. In questa considerazione volle di poi entrare il dotto Rosini, ed ottimamente, ma non tenne parmi una giusta via. Perocchè in luogo di esaminare qual forma di armi fosse quella, ed a quale professione o condizion di persone conveniente, egli fe’ caso invece delle figure emblematiche, che le adornano.

Laonde fa maraviglia, come stando in questi discorsi, piuttosto non pensò ad armi di scenico appa-