vediamo costruite nei pilastri dei sottarchi, i quali sono assai probabilmente aggiunti per restauro dei danni sofferti dall’Anfiteatro pel terremoto di quell’anno. Le iscrizioni scolpite sul podio a sinistra, e le due lapidi che giacciono a piedi de’ due ingressi minori a mezzodì sono interpretate alle p. 47, 48. Dividesi l’Anfiteatro in cavea od arena, che è il luogo ove si dà lo spettacolo, ed in spectacula o cunei, o maeniana, ove seggono gli spettatori. Non essendo qui cataratte sull’arena, come in Pozzuoli, ove collocare le gabbie delle fiere, sarà stato necessario disporle attorno alla palificata. Così il bestiario, custode e maestro della fiera, stando sulla gabbia elevava la saracinesca, e la fiera si lanciava sullo spazzo, ove era attesa al combattimento da un gladiatore, o da altro animale. È una solenne pazzia collocare nelle stanzette di sotto al podio sia le gabbie, sia gli animali. Alcuni palmi discosto dal podio girava uno steccato, che chiudeva il luogo dello spettacolo difendendo gli spettatori dall’assalto delle fiere. Nei programmi che avvisano lo spettacolo sono notate ancora le coppie di gladiatori, egli atleti che combatteranno; si aggiungono le cacce, che si daranno, e le sparsiones ossia le spruzzaglie forse di croco tanto allora gradite, e di più, che MALA ET VELA ERVNT (v. la pag. 25 segg.). Se le MALA sono i pali attorno a cui si legavano le funi a tenere disteso il velario, VELA, come hanno spiegato tutti finora, invero