esce dalla porla stabiana, due interne facilmente, cioè la via iovia, e la via deciale del magistrato pompeiano, forse da alcun Decio, o Decuvio; inoltre che queste vie, di due delle quali si disegna ancora la misura longitudinale furono da loro fatte selciare, e che dopo ciò legalmente ne approvarono il lavoro. Si parla quivi della cella del Giove Milichio con vani sforzi oppugnata da chi, seguendo una lezione erronea della lapide, vuole vedervi invece i pali di Giove. Niuno pertanto cerchi questo edifizio nella cappella, che è su questa via [n. 23.] medesima, ove furon trovate due statue in terra cotta, di Giove, cioè, e di Giunone; perocché la cella di Giove Milichio era sulla via detta pompeiana nella lapida, che non poteva essere interna: inoltre questa cappelletta ben si potrebbe dire AEDES IOVIS, ET IVNONIS, ma non così CELLA IOVIS MILICHII. Ecco l’iscrizione, seconda la mia lettura.