pta, e i tribunalia quì ricordati: perocchè se queste sono parti del medesimo edifizio, siccome dei tribunalia s’intende da se, col semplice confronto di ciò, che ne scrive Vitruvio (L. V, c. VII), e i commentatori di Suetonio (in Aug. 44), e della crypta, col paragone dei luoghi, ove è tolta nel senso di crypto porticus, come in Suetonio stesso (Suet. in Calig. 58), e nell’edifizio di Eumachia qui in Pompei; se queste, dico, sono parti del medesimo edifizio, perchè non era sufficiente il solo vocabolo THEATRVM? Veramente sento anch’io la difficoltà di un fraseggio tanto singolare, osservo per altro, che in un’epigrafe similmente pompeiana, si legge CHALCIDICVM, CRYPTAM, PORTICVS nominarsi insieme, membra anch’essi di un solo edifizio. Or quando la fabbrica di Eumachia è un Chalcidicum, e questo composto di non altro, che della crypta, e dei porticus, che valeva il dire, che essa ha fatto costruire la crypta e i porticus col Chalcidicum? non bastava di aver detto Chalcidicum? Che se si vuole averla quì descritta per partes, nominando Chalcidicum, Cryptam, Porticus; non si dovrà adunque condannare gli Olconii, i quali parimenti hanno scritto, Theatrum, Cryptam, Tribunalia. Credo perciò che Theatrum sia il nome dell’edifizio, e mi par men male di scusare una verbosità forse non inopportuna a mettere meglio in veduta le utilità di fabbriche costruite coi migliori commodi possibili, che di stimare con altri il Chalcidicum parte della fabbrica. A stimarlo nome di un edifizio concorrono le iscrizioni, ove si nomina trà le fabbriche costruite il