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Stabiliti i pezzi, che ci sono pervenuti della intera lapida, e ridotti il più esattamente che si poteva alla vera lezione, giovi ora coll’aiuto della scienza epigrafica venire a determinarne il senso. Egli è in primo luogo indubitato, che tutta la iscrizione consistette una volta di cinque linee, la prima delle quali, che ha lettere il doppio più grande delle altre quattro ci si appalesa destinata a contenere alcune onorevoli appellazioni di Augusto.

Rilevasi facilmente Aug, e Pontif; per altro non può di qua determinarsi, se questo Pontificato è il massimo, lo che dovrebbe risultare dalle potestà tribunizie, che dal solo avanzo che spetta all’ultima cifra numerica non può affatto rilevarsi. Essendo adunque l’uno e l’altro incerto egualmente non resta che di rivolgersi alle altre righe della leggenda, e ad altri argomenti, cercando, se quindi può trarsi alcun vantaggio. La terza, e la quarta riga par certo dovessero contenere i nomi di coloro, che avevano speso a costruire ed ornare quel qualunque edifizio, che poscia mi argomenterò di determinare. Questi sono evidentemente in caso retto, dimostrandolo l’IDEM, e ’l contesto intero. Dippiù nei trè frammenti a destra veggonsi gli avanzi della S, e però si capisce che tra il nome e ’l cognome non intercedeva nè la L, nè la F precedute dalla sigla del prenome, a segno della condizione loro civile, o libertina. Quindi rileviamo, che

    vado accorgendomi, anch’io, che tra noi deve ignorarsi l’arte di copiar marmi, specialmente i più importanti.


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