Pagina:Questioni Pompeiane.djvu/101


― 73 ―

la basilica. Ma che questo debba stimarsi, me lo fa credere un enorme βάλανος, che io ritrovo in un angolo della cella a sinistra. Di monumenti antichi che ricordino il culto congiunto di Mercurio e Maia io non ne conosco fuori di Pompei che uno, il Calendario Venosino. Al giorno sedici di Maggio si legge XVII • F • MERCVR • MAIAE; e l’Orelli ha torto di avere interpretato Mercurii Mariae (filii) natalis. (Coll. Inscr. Lat. p. 412, T. II.); nè avvertì, che nel mese appunto di Maggio si sacrificò a Mercurio ed a Maia, come ne avvisa Macrobio: Hoc mense mercatores omnes Maiae pariter Mercurioque sacrificant (Saturn. 1, c. 12). Dal qual passo di Macrobio avremo imparato ancora la ragione potissima di un culto così singolare in Pompei.

Che cosa fosse Pompei una volta prima di meritare la denominazione e i dritti di città, l’ho accennato fin da principio ragionando della probabile significazione del nome sulla scorta di Strabone. Posto adunque, che questo fosse un luogo centrale di commercio, egli è ancora spiegato per l’autorità di Macrobio come vi fosse celebre il culto di Mercurio e di Maia; alle quali due fantonie i Mercatores per lo appunto raccomandavano la buona riuscita dei loro traffichi.

Della dea Maia non ci parla finora verun monumento, ma nè di Mercurio, se non le iscrizioni, che abbiamo dei ministri di ambedue: ma se la dea Maia è la stessa cosa, che la Dea Terra, siccome opinavano alcuni con Labeone: Affirmant quidam, quibus Cornelius Labeo consentit, hanc Maiam, cui mense