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VII
LA LEGIONE ROMANA ALLA DIFESA DI VICENZA.
Mentre stavamo facendo marce e contromarce, sentimmo che per ben due volte gli Austriaci eran stati respinti da Vicenza. E fu grande la nostra gioia quando ci venne dato l’ordine di marcia su questa città.
Giunti a Vicenza, trovammo le traccie della battaglia e la fiera espressione di vittoria che irradiava i volti dei cittadini.
Quando ci venne ordinato di occupar le barricate, che sbarravano le strade di accesso alla città, si fece tra le compagnie della Legione a gara a chi occuperebbe la più difficile ed esposta. Ed io, ch’ero alla testa della quarta compagnia, a gran corsa potei a questa che era la mia far occupare la barricata che tagliava la principal via di Porta Padova.
Tra le barricate e le case v’era un angolo. I miei otto compagni ed io nella notte, riconoscendo la località, osservammo che se gli Austriaci avessero con l’artiglieria abbattuto un muretto che fiancheggiava la strada, potevano prenderci alle spalle. Per fortuna v’era lì vicino un gran deposito di doghe ed allora pensammo di prolungar la barricata col relativo fossato fino alle case; il qual lavoro compì il nostro manipolo dei nove durante la notte.
Alla nostra destra avevamo Monte Berico e, fra questo e noi, vigneti e la strada ferrata. Alle due e mezzo del mattino vedemmo un incendio sul monte; era un castello in gran parte di legname ed indifendibile che i nostri abbandonavano. Poco dopo venne il general Durando, il quale approvò la nostra