Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/62


— 32 —


VII.


IN FACCIA AL NEMICO.


Dopo qualche tempo si partì per il teatro della guerra.

Si andò a Treviso; e da Treviso a Montebelluna. Mentre marciavamo, l’avanguardia dell’Esercito Pontificio sotto il comando del generale Ferrari, quando fu la sera a Cornuda per passare la Piave, venne attaccata dagli Austriaci che eran nel bosco al di là del fiume. Grandioso e solenne era veder nel crepuscolo la parabola dei razzi alla Congrève uscir dal bosco, che si distende in grande linea declinando dai contrafforti delle Alpi.

Mentre si marciava anelando la pugna, avemmo l’ordine di rimontare le colline di Belluno e fortificarvisi. Si spese parte della notte a scavar fossati e alzar trincee, che noi credevamo inespugnabili. Fatto giorno si vide impegnata la battaglia.

Noi legionari gridavamo di voler andar subito a combattere al fianco dei nostri fratelli. Ma il colonnello Del Grande ci urlava:

— Fermi, fermi ragazzi!... È solo con la disciplina che si vince!...

Mentre così il nostro comandante ci frenava sopraggiunse un aiutante di campo a domandar le nostre munizioni per i combattenti. Ci fu subito folla ad offrirsi per questo servigio; ma la vinsi io perchè avevo sotto mano quel compatto manipolo di amici pronto a tutto.

Ci diedero un gran carro dicendoci:

— I cavalli procurateveli voi.

Subito ci spartimmo per la ricerca dei quadrupedi che do-