Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/60


— 30 —

Durante il giorno si marciava, la notte si ballava. Arrivati a Foligno di sera, i due Berretta, Peretti ed io fummo rapiti da alcuni Perugini, messi in una carrozza, rapidamente trasportati a Perugia in una villa, non saprei or dir quale, dove si passò il resto della notte cenando e ballando. Alla mattina dopo i nostri ospiti ebber cura di riportarci a Foligno in tempo per la partenza della Legione.


Nella terza compagnia c’era un tenente bellissimo giovane, dal portamento militare, severo e di poche parole; egli era inglese, si chiamava Federico Mason ed era fratello di Giorgio, col quale io mi dovea, più tardi, legare della più intrinseca amicizia ed artistica fraternità.

Nella mia compagnia c’era il principe Galitzine, e nella terza compagnia c’erano don Bartolomeo Ruspoli, padre dell’attuale 1 Sindaco di Roma e due fratelli marchesi Patrizi semplici legionari.

Partiti da Sinigaglia per andar a Pesaro, ci parve che i Pesaresi non fosser per noi abbastanza festosi; ci parve che negli archi trionfali essi avesser mescolato il cipresso con le mortelle; epperciò vi passammo sotto con i cappucci calati sulla testa e senza fermarci a far la prestabilita tappa, tirammo avanti fino a Rimini, percorrendo quarantasette miglia in ventiquattro ore.

Sull’ultimo della lunga marcia si faceva, in prossimità delle città e paesi di tappa, a correre onde assicurarci da mangiare e da dormir bene nelle locande. Accadde, una volta, che don Bartolomeo Ruspoli, trovandosi all’avanguardia, avrebbe voluto impedir di passargli avanti. Essendo notte, però, egli incespicò cadendo bocconi lungo disteso in terra col suo fucile, ed io con i miei vincemmo la gara.

Giungemmo finalmente al Po. Passato il gran fiume met-

  1. Si noti che questi ricordi Nino Costa dettava nel 1893, in cui, appunto, era Sindaco di Roma Don Emanuele Ruspoli principe di Poggio Suaso.