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iniziativa. Per parte mia compiei il mio primo atto politico con lo andare a svellere, con amici del mio Trastevere, i cancelli del Ghetto, con i quali al tramonto vi si chiudevan dentro gli abitanti. Questo avveniva il 17 aprile del 1847.
L’anno dopo con Nino Castellani, Gaspare Finali ed altri amici, atterrammo lo stemma Imperiale Austriaco dalla fronte del Palazzo Venezia.
Parve però a Nino Castellani ed a me che fosse tempo di far qualcosa di più positivo che sbandierar e manifestare. Andati in Ghetto comprammo un sacco militare per ciascuno che mettemmo in spalla e, montati in una vettura, in piedi, girammo come trionfatori, per tutta Roma, gridando, specie ai giovani, che non bastava gridar «Evviva l’Italia», ma che bisognava andare a combattere per essa.
Per le vie incontrammo un vecchio, certo Pippo Anzani, che ci fermò, e, dopo averci abbracciati e baciati con le lacrime agli occhi, montò a cassetta della nostra vettura, inalberando in cima ad un bastone di canna d’India un fazzoletto bianco rosso e verde e ci accompagnò per tutto il resto del nostro giro attraverso Roma.
In tal modo, Nino Castellani ed io, avemmo l’onore di dar per i primi ai Romani il segnale della partenza per la guerra contro l’Austria.
Pochi giorni dopo, nel cortile del Belvedere in Vaticano, si formò con volontari la Legione Romana, la quale contò duemilatrecento volontari; e venne formata su due battaglioni, sotto il comando del colonnello Tommaso Del Grande, mercante di campagna. Come ufficiali v’erano, tra gli altri, Bartolomeo Gallettì, droghiere, Angelo Tittoni mercante di campagna, Agneni pittore. Quantunque ventunenne in Trastevere volevan farmi capitano. Ma non accettai che il grado di caporale per il desiderio di compier qualche ardita impresa isolata, in compagnia di altri sette od otto amici con i quali io m’era collegato, sapendoli uomini pronti a tutto. Eran questi Annibale