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Forza mi fu di tornare al balcone. Ma questa volta non vi andai solo. Alcuni ufficiali delle truppe nazionali che occupa- vano il Campidoglio stavano a bivacco nella gran «Sala dei Conservatori »; ed io li pregai di presentarsi con me al popolo tumultuante. Essi mi compiacquero. Ed, avendoli ai fianchi, mi feci di nuovo al balcone. La improvvisa apparizione degli uf- ficiali, rischiarati al lume di torcie, sorprese la folla la quale per un istante cessò ogni clamore; e, poi, scoppiò in un fra- goroso applauso, che durò un pezzo. Feci cenno di voler par- lare ed, ottenuto silenzio, ammiccando gli ufficiali, ad alta voce dissi :

— Vedete voi questi uomini ?... Essi in cinque ore han libe- rato Roma.... Ma, prima, per rispetto alla disciplina, per obbe- dire agli ordini, per ben due mesi hanno penato negli accam- pamenti in mezzo alla Campagna piena di febbri, han sudato nelle marce, hanno sopportato ogni disagio... Son sicuro che I nostri eroi politici, che già ora gioiscono nella loro prigione, saranno contenti di passarvi una sola notte ancora, poichè do- mani alla luce del sole li libereremo e li porteremo in trionfo sulle nostre spalle. E son pure certo che essi non vogliono davvero che si corra il pericolo che, assieme ad essi, siano fatti liberi assassini e ladri!...

A queste mie parole ci fu qualche isolata protesta, qualche sussurro. Ma la massa del popolo rimase persuasa e plaudì.

Dopo di aver di nuovo acclamato agli ufficiali, sicura ormai della tanto bramata liberazione, tranquillamente si disperse.

Io tornai al mio febbrile lavoro.


Il giorno dopo io avea l'altissimo onore e la immensa gioia di apporre la mia firma all’ordine della liberazione dei prigio- nieri politici.

Alcuni anni or sono Sua Maestà la Regina Margherita mi domandava:

— Lei, Costa, è stato il primo ad entrare in Roma per la breccia di Porta Pia?