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si ingegnò ad eccitarne la avidità. Le offerse più maniere di aiuti. E finì per dirle di recarsi subito con un suo biglietto in un convento presso certe monache, delle quali gliene vantò la grandissima carità. Se vi fosse andata, di certo non ne sarebbe più uscita. Ma la Lucia si disimpegnò, mostrandosi ansiosa di andare a casa ove la vecchia madre sua l’attendeva ed avea bisogno di lei.
Quando la Lucia Monti tornò nella chiesa, una signora, che stava inginocchiata pregando in una delle cappelle laterali, cautamente le ammiccò di accostarsi. Era la signora Placidi la quale le bisbigliò di entrar nella sua carrozza che l’attendeva di fuori su la piazza.
— Non posso, son seguita, — quella mormorò.
Allora la signora Placidi, per sviar i sospetti della spia, cavò dalla borsa una piccola moneta e mettendola nella mano della donna, come per darle un’elemosina, con un fil di voce le disse:
— Faremo in altro modo! Coraggio!
Era ben chiaro che, se si voleva veramente salvare la sfortunata vedova e l’orfano, non si dovea perder tempo. E le brave signore non ne perdettero, agendo con grandissima prontezza e non minore abilità.
Esse mandarono subito una lor svelta donnetta a casa di una vicina della Lucia Monti con una piccola somma da dare a questa; ed assieme la più calda raccomandazione di non lasciar passar la sera senza prender seco il bambino e, facendo un lungo giro per far perdere le sue traccie a qualche possibile spione, recarsi, in qualunque modo, a casa della signora Placidi, che era in Piazza Trinità dei Monti N. 9.
In serata, senza esser veduta, Lucia Monti ed il suo bambino erano nell’appartamento della signora Placidi. Qui si trovava anche mia nipote Adele Narducci. La quale mandò subito un suo cognato allo studio di William Richmond, che non era distante, a proporre a questo di prestarsi a far passare la fron-