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Porta del Popolo era presidiata, oltre che dalle guardie del Dazio, anche da soldati. Roma era tuttora come in stato di assedio. Il 30 ottobre erano entrati i Francesi. Se l’insurrezione era stata spezzata nella città pochi giorni avanti, le colonne garibaldine tenevano ancora la campagna non lunge da Roma; ed il Governo Papale stava all’erta. Ciò malgrado la signorile carrozza venne liberamente lasciata passare senza nemmen fermarla. E lo stesso avveniva a Ponte Molle che era, anche questo, guardato da un posto militare. Nessun sospetto, infatti, poteva a prima vista destar quella coppia, la quale avea tutta l’apparenza di sposi ricchi e felici che andasser, in quel luminoso pomeriggio di Ognissanti, a godersi una bella trottata fuori Porta. Ciò che era nelle signorili abitudini del tempo.

Il ricco equipaggio apparteneva a mia nipote Adele, figlia di mio fratello Filippo. Questa giovane donna era del mio stesso sentimento; e durante i tre anni della mia vita di cospiratore e di rivoluzionario in Roma mi avea, da vera romana, coraggiosamente e di assai buon cuore aiutato in molte occorrenze, senza badare a rischi. Ed, ora, si metteva ancora una volta a repentaglio per cavarmi di Roma a salvamento, sottraendomi alle unghie degli sbirri pontifici. Essa, in persona, mi accompagnava con la figliuoletta; essendo io, Nino Costa, il bruno signore azzimato che nella carrozza le sedevo accosto.

Imboccata la Via Cassia, risalimmo la riva destra del Tevere, che seguimmo fino ad un certo punto, dove mi ero assicurato il traghetto e dove mi attendeva una guida sicura. Quivi, congedatomi dalla nipote e dalla sua bambina, passai il Tevere andando a sbarcare in un punto tra la stazione di Monterotondo e quella di Passo Corese che era, allora, stazione di confine col Regno, recando meco una valigia piena di viveri che l’amorosa previdenza di mia nipote avea fatto preparare.

Addentratomi nella campagna verso la collina, trovai sul mio cammino un casolare ed al contadino che v’era chiesi notizie dei Garibaldini. Ed il buon uomo mi disse:

— Il Garibaldini furono qui ieri...