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condurlo alla tomba. Con grandissima commozione, sua e mia, egli mi mostrò gli abiti che indossava a Villa Glori rossi del sangue del suo Enrico.


Tutto quanto era avvenuto rivelava, in modo non dubbio, il tradimento di alcuno della nostra parte. Siccome chi l’insurrezione avversava, come era da più segni manifesto, erano i Moderati, così non era calunnia argomentarne che nel campo loro fosse il traditore.

Ma chi e come avea il tradimento consumato?

Per quanto avessi non poche ragioni di sospetto, non si poteva con certo fondamento accusare alcuno.

Erano passati parecchi anni, l’Italia avea già da molto in Roma la sua Capitale quando, ad uno dei miei ritorni dall’Inghilterra, fermatomi a Parigi m’imbattei in certo Monsieur Bouvet che era stato molti anni in Roma Cancelliere dell’Ambasciata di Francia e che ancora vi si trovava all’epoca degli avvenimenti che ho narrato. Io era stato con esso nei migliori termini, poichè egli ambiva a frequentare artisti. Così quando ci incontrammo, assieme riandando gli straordinari avvenimenti del ’67, che noi due avevamo osservato da punti così diversi, egli spontaneo mi rivelò quello che avea mandato all’aria tutto il nostro piano insurrezionale. Così erano andate le cose. Quel tale avvocato A. D. D., cui ho più volte di sopra accennato, che come ho detto era consulente legale dell’Ambasciata di Francia, recatosi un giorno a trovar l’Ambasciatore, dimenticò su un tavolo del gabinetto di questo una carta. L’Ambasciatore, per caso, mise la mano su questa carta e vi lesse dentro intero il piano di insurrezione da noi stabilito; e difilato corse a consegnar la carta al Cardinale Antonelli.

A spiegarmi quanto ancor di misterioso era per me, nei fatti romani del ’67, non avea bisogno di altro!


Dopo il 22 Ottobre nulla più a me rimaneva da fare in Roma. Vana era divenuta ogni speranza, che per allora ed