Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/306


— 200 —

Addio mia bella addio!...

Fran queste le prime parole di una canzone popolare in gran voga a quel tempo. È cadde, pure, uno dei nostri che morì dicendo:

— Madonna Santa!... —

Rispondemmo al fuoco, nella speranza che Guerzoni coi suoi e gli altri sopraggiungessero da un momento all’altro ed attaccassero il Campidoglio dal Foro Romano. Ma, dopo lo scambio di alcune altre fucilate, ebbi l’avviso dell’insuccesso di Guerzoni e sciolsi i miei uomini. Io mi rifugiai da Bedeau, dove altri amici vegliavano in attesa degli avvenimenti e mi feci dare da cena. V’era un giovane amico inglese che mi disse che partiva e che avrebbe veduto Leighton. Io ne profittai per mandare un saluto all’amico carissimo e scrissi queste parole, che Federico comunicò ai comuni amici, i quali tante volte, in seguito, doveano ricordarmele sorridendo:

«Oggi ci siamo battuti sul Campidoglio, dopo abbian cenato da Bedeau».


Il movimento rivoluzionario falliva su tutta la linea.

I giovanotti da me mandati all’attacco dello Spedale Militare, come Guerzoni e come me, vi avean trovato grosso presidio che stava bene all’erta. Alla Caserma Serristori era scoppiata la mina, ma facendo pochissimo danno; Giuseppe Monti ed il suo compagno Tognetti erano stati colti sul fatto ed arrestati.

All’assalto di casa Aiani finito, come tutti sanno, col feroce massacro di Giuditta Tavani Arquati e dei suoi compagni, i Pontifici erano andati in grandi forze, aveano messo in moto perfino i cannoni. I ponti erano fortemente sbarrati. Impossibile anche il solo tentativo di andare in loro soccorso.

Quanto ai Cairoli, invece di arrivare a Ripetta, come si sa, furono sorpresi a Villa Glori dove entrambi caddero. Enrico morì combattendo; Giovannino cadde assai gravemente ferito e venne fatto prigioniero. Non molto dopo Giovannino io rividi a Firenze sofferentissimo per le ferite che presto doveano