Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/291


— 187 —

maggior forza a quella del «Comitato d’Azione» mazziniano, chiamando nelle sue fila i Romani più ardenti, coloro tra essi i quali veramente volevan disfarsi del dominio papale e dar Roma all’Italia. Scopo del nuovo organo era, infatti, solo quello di preparare gli animi ed i mezzi alla più pronta possibile insurrezione di Roma. Debbo ricordare, perchè questo fa onore ai Romani, come la massima parte di coloro che erano inscritti al «Comitato Nazionale Romano» passassero al «Centro di Insurrezione», manifestando con ciò il loro anelito di libertà, la lor devozione alla Patria. E non furono pochi, nè lievi, gli odii che questo mi guadagnò.

L’azione del «Centro di Insurrezione» era alimentata con fondi raccolti da contribuzioni volontarie; ed anche a questo i Romani, e per la massima parte gente modesta di mezzi, non furono avari. Costa Castrati, che fu il nostro tesoriere, versava per parte sua un lauto contributo mensile alla Cassa Insurrezionale: io versavo, in più di quello che mi trovavo a dover spendere personalmente, agli stessi scopi, lire tremila al mese. Tra il ’64 ed il ’67 nella mia azione di cospiratore per Roma, io consumai la massima parte del patrimonio lasciatomi da mio padre. Non l’ho mai rimpianto, nè lo rimpiango. L’Arte mia mi dava e mi dà di che provvedere ai bisogni della famiglia che, liberata Roma, io mi formai.

La fiducia in me stesso mai mi ha abbandonato.

Molto numerose erano le esigenze verso il fondo rivoluzionario. Si doveano provvedere armi e munizioni, si doveano pagar viaggi e spese a compagni ed emigrati, si dovean far circolari e stampati volanti .per mantener vivi gli animi ed orientar l’opinione, come per informare esattamente; si dovea tener una vasta corrispondenza clandestina. Una grossa uscita costituivano le spese per un largo servizio segreto di informazione su ciò che si faceva nelle sfere governative.

Nostro proposito era di preparare e compier l’insurrezione dei Romani in accordo con la spedizione di Garibaldi. Dovevamo esser noi ad aprir ad esso ed ai suoi volontari le porte