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zamento dei piani, a mio modo di pensare qualità che si ritrovano assieme solo nell’opera dei più grandi maestri.

«Con quella bontà che gli era propria, Costa tirò giù dall’armadio, dove teneva i suoi studi dalla natura, una quantità di bei lavori: rapide impressioni, disegni per quadri ed, anche, disegni dal vero molto finiti che avrebber potuto esser di mano di Benozzo Gozzoli. Era per me una nuova rivelazione della natura; era un fare largo e semplice e pur pieno di dettaglio.

«Un magnifico quadro, che è ora proprietà del Reverendo Stopford Brooke, era sul cavalletto; secondo me uno dei più nobili paesaggi che siano stati dipinti. Vi era ancora il quadro Donne che rubano legna ad Ardea, adesso nella galleria di Lord Carlisle.

«Leighton mi avea detto che io avrei conosciuto un vero artista e che avrei trovato un vero amico; ed era così.

«Tornai al mio studio un altro uomo; ero stato rinfrescato da un nuovo ruscello, il quale direttamente scorreva verso il Parnaso. L’inspirazione di Costa era così vera, non nel senso realistico moderno, ma nell’ideale; aveva qualche cosa di preistorico eppure moderno, grande e virile.

«Nel mezzo di una comunità artistica assolutamente morta, stava un uomo che vedeva la natura non soltanto con gli occhi di poeta, ma pure come uno scultore. E non solo questo, perchè Costa era un’artista la cui sensibilità avrebbe potuto condurre per varii sentieri; ma egli, un romano o, meglio ancora, un etrusco, era convinto della sua propria individualità, l’ereditario sforzo di austerità era fino in tutte le sue vene.

«Leighton conduceva tutti allo studio di Costa e taluni erano colpiti in modo speciale. Mr. Gladstone, il quale era sorpreso dal classico, non falso ma sincero, entusiasmo e sentimento del pittore.

«Era davvero un piacere, per me, andar con Costa in Campagna Romana ed osservare il suo pensiero e la sua impressione ed il suo deliberato modo di elaborarli.