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Il Principe, che io era a ricevere ed accompagnare nel giro delle sale, ebbe per me e per la mia pittura parole di quella squisita gentilezza ad esso propria; e di pittura mi parlò con intendimento non ordinario. Da ultimo, con non poca e punto gradita mia sorpresa, mi disse che sarebbe stato assai lieto di avermi ospite nel suo Castello di Sandrigham per dipingervi non so più quali località di quel paesaggio ad esso predilette. Al che io, forse anche un po’ troppo precipitoso, rifiutai l’invito; dicendo che dovevo tornar al più presto in Italia a compiervi altre pitture....

Questo mio pronto e reciso rifiuto di un invito che, ad un tempo, era per me grande e raro onore e che sarebbe stato anche, direttamente e indirettamente, assai in vario modo per me proficuo, mi venne poi rimproverato da taluni degli amici miei; sia per aver risposto con una scortesia ad una somma gentilezza di tanto personaggio, sia perchè, con ciò, io avevo dato un balordo calcio alla dea Fortuna.

Di essere potuto apparir scortese mi fu amaro. Ma coloro fra gli amici miei che meglio mi conoscevano, mi compresero in questo mio atto che era agli altri inconcepibile. Capirono che io non ne potevo più per tutte quelle settimane di vita in mezzo all’elegante baraonda della season londinese, con tutti i suoi pranzi, ricevimenti, parties, ecc., di dover indossare ogni sera la marsina, per corrispondere ad inviti di persone che mi eran, quasi sempre, indifferenti; e che m’invitavano per l’ambizione di avere in casa propria un uomo che, in quei giorni, avea fatto molto parlar di sè. Capirono che io, riuscita la mia esposizione al di là d’ogni più rosea speranza, non vedevo l’ora ed il momento di ritrovarmi sotto il cielo del mio paese, nella quiete della mia famigliuola, in piena libertà di dipingere quello che meglio io avessi sentito. E, veramente, queste furono le ragioni del mio rifiuto. Io proprio ebbi spavento di trovarmi nelle costrizioni della dimora in un castello reale; e, per di più, obbligato a far quadri per commissione, dipingendo quel che piaceva agli altri e che a me, probabil-