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Domandarono di vedere la mia pittura; ed io, preso subito da viva simpatia per essi, ben volentieri li accolsi. Entrati che furono, vidi quale bella e nobile figura di giovane donna fosse la sposa e quanta finezza di tratti e di fare avesse lo sposo. Si esprimevano abbastanza bene in italiano; giudicavano la mia pittura con intendimento e lo sposo mi confidò di essere un poco pittore anche lui. La mia simpatia per i due sposi di molto si fece più viva per l’ammirazione che manifestavano per l’Italia, assieme alla gran gioia di trovarvisi.

Conoscevano gli sforzi degli Italiani per liberarsi dagli stranieri e dal Papa; e, sopratutto la sposa, mi parlò delle nostre lotte con tanto calore, con tale lampeggiar d’occhi, che si sarebbe detto fosse essa una ardentissima patriota italiana. Quando se ne andarono, lasciandomi affascinato, mi detter la loro carta. Erano: Mister George Howard e la sua sposa Rosalinda. Il lattante, che questa aveva in braccio, era la loro prima nata Maria. Malgrado il nome senza titoli e la loro semplicità, a me apparvero una coppia di principi sposi in incognito.

Questo Mr. Howard con la gentile sua compagna doveano diventare, per me, come divennero, fra i migliori, più affezionati amici della mia vita; di una amicizia sicura e costante che dura ancora, fatta più cara da tanti comuni ricordi, da circa trentacinque anni. Giorgio Howard divenne per me un buon allievo e Rosalinda Howard Stanley un’amica, che prese sempre il maggiore interesse all’opera mia di artista e di italiano.

Tale tanto cara amicizia durava già da alcuni anni, liberata Roma io ero divenuto marito e padre, quando gli Howard mi fecero sapere che, avendo ereditato da uno zio, erano lieti di essere in grado di ospitare gli amici; e mi pregavano di andare con mia moglie e la nostra figliuolina Giorgia a star alcun tempo con loro.

Andati, trovammo che la lor casa di campagna era un sontuoso castello con tutte le comodità ed il lusso di una dimora principesca. Erano i principi travestiti che lasciavano il loro