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— L’Italien n’est pas si bête comme il en a l’air.
Ed io fui, da allora, più considerato.
Con molto interesse io continuai a lavorare, rendendomi conto delle profonde differenze di quel paesaggio da quello italiano, dipingendo il quale erasi formata l’arte mia.
Interessante paesaggio quello che io andavo dipingendo, ma quanto più freddo, quanto più netto e determinato di quello italiano, fatto tanto più vario e tanto più vago sotto la divina luce del nostro cielo!.
Frutto del mio lavoro di paese di quei giorni furono due bozzetti: la Mare aux feés e la Gorge aux loups e qualche altro minor lavoro. Son più che trent’anni che io ho questi bozzetti nel mio studio; ma la voglia non me ne è mai venuta di farne dei quadri.
Ma durante questi mesi della mia campagna pittorica nei recessi della foresta di Fontainebleau, io ebbi l’inspirazione di un quadro che mi ha, da allora, accompagnato per tutta la vita; al quale lavoro, a sbalzi, tuttora.
Questa mia pittura, come il quadro Donne che caricano legna su di una barca a Porto d’Anzio, io non ho mai voluto ven- dere agli amatori dell’arte mia, avendo la speranza che almeno queste mie opere dopo la mia morte possano essere trovate degne di figurare in qualche galleria della nativa mia città. O che, comunque, rimangano a rappresentar l’arte mia in Italia, dove, me vivente, quella non ha interessato alcun compratore.
L’inspirazione di questo quadro io dovetti, come di frequente mi è avvenuto, ad un furtuito caso. Io stava dipingendo nella foresta uno degli studi che aveva cominciato. Distesa sull’erba, non lontano da me, era una ragazza soprannominata la Lionne a causa della sua copiosa e crespa capigliatura color di rame; la quale viveva in mezzo agli artisti cui serviva non di rado da modella. Ad un tratto essa si alzò in piedi e levò entrambe le braccia, per scuotere dai capelli delle foglie morte che vi si erano impigliate. La visione era assai graziosa. E mi suggerì l’idea di fare un quadro in cui una donna nuda, la più bella