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Mason non potei vedere perchè egli, che avea ormai moglie e figliuoli, viveva in una lontana campagna. Leighton mi fece conoscere il digià illustre G. F. Watts e Burne Jones, le opere del quale fino da allora avean cominciato ad interessare il pubblico. Ma questa mia prima dimora in Londra, malgrado le insistenze di Leighton per trattenermi, non durò molto. Le nebbie londinesi erano per me una novità punto piacevole, che mi faceano quasi spasimare per il desiderio di rivedermi su la testa il nostro cielo italiano. E prima della fin dell’anno io ero di nuovo a Firenze.
XXIX.
IL «SAVONAROLA» DI BASTIANINI.
Qualche mese dopo il mio ritorno a Firenze dal viaggio a Parigi ed a Londra, una mattina alle sei, inatteso, Cristiano Banti, pittore del gruppo del Caffè Michelangelo di cui ho detto di sopra, batteva alla mia porta. E non appena alla mia presenza, tutto eccitato, mi diceva:
— Vieni subito con me a vedere un’opera d’arte straordinaria. È un busto del Savonarola, una magnifica terracotta del più puro Quattrocento che si trova nelle mani di un carbonaro. Vieni, bisogna assolutamente impedire che una cosa tanto bella sia portata via da Firenze. C’è un inglese che sta a Fiesole, un certo Spence, il quale va dietro a questo busto. Se non facciamo presto lo comprerà e se lo porterà al suo paese...
Cristiano Banti era assai buono quanto appassionato conoscitore di cose d’arte; perciò subito, senza esitare andai con — lui. Ed, in una umile bottega di carbonaro in Borgo Ognissanti, trovammo questo busto in terracotta colorata.