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polizia tre diversi Giovanni Costa. Era uno quello di San Francesco a Ripa fratello di Antonio Costa, persona alla Santa Sede devota e ad essa grata, giovinotto bizzarro alquanto e basta, a cui si dovean riguardi; un altro era quello che avea casa in via della Mercede, persona assai sospetta e su cui bisognava tener gli occhi bene aperti; vi era, infine, un altro Giovanni Costa pittore paesista, che stava all’Ariccia tutto dedito all’arte sua, sempre in compagnia di stranieri, che non dava ragione di occuparsi dei fatti suoi.
Fu in quest’anno 1857, che venne a morte mia madre. Fra tutti di famiglia essa era stata la sola a non contrastare o mettere in ridicolo la mia passione per l’Arte. Essa mi avea esplicitamente approvato di essere io rimasto a combattere contro gli Austriaci nel ’48, dopo l’enciclica di Pio IX, quando tanti se ne andarono. Pur senza tenerezze, che non costumavano in casa nostra, essa mi amava ed io era ad essa attaccatissimo. Di essa io ammirava la generosità, la fermezza del carattere, l’austerità della vita, una donna veramente romana. Assiduo l’assistei nella sua estrema malattia; e, con animo commosso nel profondo, piangendo ne vegliai la salma.