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L’Antonelli fu irreperibile, e non involontariamente, cosicchè fummo, dopo non pochi tentativi, costretti a consegnare il famoso indirizzo al Segretario Municipale signor Vannutelli. Il quale solennemente promise di presentarlo alla Civica Magistratura.


In quel tempo io fui ricercato dalla Polizia. Vennero a cercar di me nella mia casa in Roma al palazzo Lepri, ora palazzo Silvestrelli, in via della Mercede.

Io mi trovavo in casa; ma nè mi presero, nè trovaron nulla di incriminabile o di sospetto nella lunga ed accurata perquisizione che fecero fra le cose mie.

Io avea, nel muro dietro il mio letto, una porta segreta. Da questa, per mezzo di una scala a pioli, che io avea allo scopo, si poteva salire nella soffitta. Da questa uscita segreta, prima che il mio domestico aprisse la porta di casa agli sbirri, io me la svignai, portando meco due sacche da notte piene colme delle cartucce che, anni prima, Alessandro Castellani aveva portate in casa mia. Una volta nella soffitta, tirata la scala a me, a mezzo di questa montai sul tetto e la scala di nuovo trassi a me. Dopo aver seminato le cartucce per i tetti principiai la mia notturna peregrinazione, montando e scendendo di tetto in tetto.

Arrivato più lontano che potei dal tetto di casa mia, scorsi luce uscir da un abbaino. Timidamente battei a questo ed esposi franco la persecuzione politica di cui ero oggetto ad una ragazzotta di servizio; la quale, intenerita, di buon cuore diede ospitalità a me, alla scala e alle due sacche.

Spensi il lume e felice notte.

Nella perquisizione gli sbirri mi portaron via una Sacra Bibbia, il Misogallo dell’Alfieri ed il protocollo della Repubblica Romana.

Non poco mi giovò, nel risparmiarmi le persecuzioni sbirresche, il fatto che, in base alle informazioni, resultavano in