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logna. Però, mentre che diverse città presentavano al Papa Re indirizzi chiedendo amnistie, governo rappresentativo e migliore amministrazione, mentre a ciò lo confortavano amici personali come Pasolini ed altri, esso dalla loggia benediva le truppe austriache di occupazione. Il popolo, allora, che pure era là per acclamarlo, nauseato in silenzio sgombrava la piazza.
Al ritorno a Roma, da Bologna, Pio IX avea assai ghiaccie accoglienze dai Romani. Ogni speranza era caduta.
Ad onta di ciò, in Roma, sentimmo il dovere di non mancar di fare anche noi il nostro indirizzo. Questo, comunque, avrebbe mantenuta viva l’agitazione liberale e nazionale; ed avrebbe distrutto il tentativo del Governo nella ricerca della prova di avere le popolazioni propizie; come, pure, da quanto si chiedeva al Sovrano Pontefice sarebber emerse tutte le deficienze del suo regime e tutte le molteplici ragioni di malcontento dei cittadini.
Perchè l’indirizzo potesse essere sottoscritto da molti Romani, e perchè lo si voleva presentare al Papa Re per il tramite del Municipio, venne contenuto in moderatissimi termini.
Ecco l’indirizzo:
- «All’Eccellentissimo Municipio di Roma,
- «Eccellentissimi Signori,
«Il viaggio del Sommo Pontefice nelle Provincie ha dato occasione ai cittadini delle più cospicue città dello Stato di fargli porgere, per mezzo delle Magistrature Municipali, petizioni scritte e firmate da chiedenti migliorie e nella Legislazione e nell’Amministrazione del Paese.
«Questo esempio di civile franchezza e moderazione intendono i qui sottoscritti cittadini di Roma imitare.
«Che le condizioni dello Stato Romano, da lungo tempo non prospere, sieno ora più che mai tristi, non può negarsi se non chiudendo gli occhi sul vero; perocchè da parecchi