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storia ciascuno a turno. Mi dispiace di non poterne riportare alcuna, essendo tutte di molto ardito carattere boccaccesco. Quelle dei militi di finanza, naturalmente, erano esaltazione del militare nell’astuzia, nell’amore, nel coraggio di fronte al borghese. Mason ne disse delle belle narrando storie di studenti e di Irlandesi.

Molto problematico era il nostro mangiare; se il pane era sicuro, non era davvero sicuro il nostro companatico. Questo dipendeva dalla caccia che poteva far qualche finanziere nel bosco.

Una notte, nel brontolar dei marosi in tempesta, ci parve udire voci di uomini che gridavano al soccorso. Mason ed io accorremmo e vedemmo, ad una certa distanza dalla spiaggia, una barca peschereccia che tentava di prender terra. Il difficile era, per la barca, di oltrepassare le onde che si rompevano. Si avvicinava e si allontanava dalla spiaggia con l’andirivieni delle onde. Ad un certo momento degli uomini, portando una cima, si lanciarono nell’acqua per tirare la barca a spiaggia. Allora noi, senza che gli uomini lo avvertissero, ci attaccammo, dietro di loro, alla cima e lì tira. La forza, aumentata all’improvviso, fece che andammo tutti quanti in terra a gambe levate.

La mattina dopo tornammo alla barca, che si trovava arenata nel punto ove noi dipingevamo; domandammo di potervi dormire per trovarci presto sul luogo del lavoro, risparmiando un cammino di un par di miglia tra andare e tornare. Ma, purtroppo, la barca troppo abbondava di ogni varietà di insetti Quando il mare era in bonaccia andavamo anche noi alla pesca. Ed era tanto bello, quando vedevamo apparire alla superficie del mare le nere groppe dei delfini, che facevan la ruota ed i pescatori imprecavano:

— Per Sant’Antonio ecco i feroci!...

Nè avean torto. Perchè i delfini strappavano tutta la rete affondata nel mare per mangiarsene i pesci.

Io ho dipinta questa barca in secco, la quale, al calar del