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AI MIEI FIGLI MARIA E GUERRAZZO.
In morte di Lord Frederick Leighton Re Edoardo VII, allora Principe di Galles, ebbe ad esclamare:
«Qualcosa vi ha di più bello e più alto dell’arte di Frederick Leighton; ed è la sua vita!»
Lo stesso, figliuoli miei, di quel che fu detto per il suo fraterno amico, e con non minor ragione, può dirsi di vostro nonno Nino.
Rara è davvero altra vita di uomo quanto la sua bene vissuta. Se Egli ebbe la somma ventura di palpitare, fin dai più giovani anni suoi, per i più nobili ideali umani, Patria ed Arte, gli fu pur consentito di consacrare a queste tutto se stesso.
Affacciandosi alla vita Egli volle unita l’Italia, liberata dallo straniero, ed alla stessa ricongiunta Roma. E questo Egli vide. Come, col risorger dell’Italia, vedeva rinnovarsi e nobilitarsi l’Arte Italiana, avendo sicura coscienza di avere anch’Egli per questi due grandi fatti non oprato invano.
Certo l’Italia, fatta una e libera, non fu quale era stata nei sogni della sua giovinezza. Anch’Egli, come tanti altri che per l’Italia avevano oprato e sofferto, si sentiva deluso. Ma se ciò gli era amaro, la ragione lo consolava. Egli soleva ripetere: «Il popolo italiano non ha abbastanza sofferto!...» Con che intendeva esprimere che, la massima parte degli Italiani es-